• 02/05/21 Media

    Pittori romani tra l’ottocento e il novecento, la Roma sparita e tanto altro

    Link articolo

    Pittori romani tra l’ottocento e il novecento. L’Associazione degli acquarellisti romani nacque nel 1875. In Francia ferveva l’impressionismo e in Italia, sin dal 1855, era nato il movimento dei “macchiaioli”. I romani si misero a dipingere en Plein Air come gli impressionisti ma prediligendo le tematiche della vecchia Roma e della campagna romana. Li distingueva dagli impressionisti la tipologia dei colori utilizzati. I loro rivali francesi, grazie all’invenzione dei colori in tubetto, utilizzavano infatti la pittura ad olio. Ciò consentì loro di stendere quelle pennellate sfumate che li rese immortali. I pittori romani invece si specializzarono nella tecnica dell’acquarello. Mantenendo una maggior precisione nei contorni delle figure.

    L’Associazione degli acquarellisti romani sorse per iniziativa di Ettore Roesler Franz e Nazzareno Cipriani. Poi si unì Ettore Ferrari, scultore ma anche pittore. Ferrari stava realizzando il monumento a Giordano Bruno da porre in Campo de’ Fiori. Ma era anche il Gran maestro della Massoneria. Infatti i componenti dell’associazione furono per la maggior parte massoni. Tra loro giganteggia il fondatore dell’associazione stessa: Ettore Roesler Franz.

    Tra i pittori romani eccelse Ettore Roesler Franz, l’acquarellista di ‘Roma sparita’

    Poeta cromatico ed inguaribile romantico, Roesler Franz (1845-1907) lasciò ai romani la storia non scritta della loro città. Non disdegnando l’utilizzo della fotografia, fissò con puntigliosa tempestività quegli aspetti che stavano soccombendo per sempre. La Roma Sparita, quella medioevale, il Ghetto, le sponde del Tevere ancora non trasformate in muraglioni e, soprattutto l’Isola Tiberina. In circa trent’anni, con il suo cavalletto, dipinse oltre un centinaio di tele.  Ancora oggi è possibile ammirarle al Museo di Palazzo Braschi. Oltre che in migliaia di riproduzioni diffuse in ogni dove.

    Nazzareno Cipriani (1843-1925), invece, colse nei suoi acquerelli scene di genere, di costumi e di vita popolare. I suoi quadri principali sono: Pastorella in costume laziale, Il pifferaio, Ciociara, Ragazza che tira l’acqua da un pozzo e Frate che estrae un dente. Rappresentazioni di genere, tanto amate dai turisti del Grand Tour, ma realizzate con dovizia di particolari. Non dimentichiamo poi il senese Cesare Maccari (1840 –1919) che illustrò Roma con i suoi affreschi. Decorò il Salone d’Onore di Palazzo Madama, sede del Senato con Cicerone denuncia Catilina e Appio Claudio cieco. Un altro suo affresco al Palazzo di Giustizia: Faustolo che trova i gemelli. Fu anche acquafortista.

    Pittori romani tra l’ottocento e il novecento, i ‘XXV della campagna romana’

    Filippo Anivitti (1876-1955), proveniva dall’Associazione degli Acquarellisti romani in cui si era iscritto giovanissimo. Si dedicò inizialmente ai ritratti. In seguito i suoi soggetti preferiti divennero gli scorci della vecchia Roma. Poi si unì al gruppo dei ‘XXV della campagna romana’. Dipinse le paludi pontine, i ruderi medioevali, gli acquedotti immersi in panorami vasti e profondi. Narrò la vita minuta che li animava: pastori, pecore, cavalli. Presenze mute di straordinario fascino, come sospese nel tempo e nello spazio. In molte opere ha espresso eccellentemente la solitudine della campagna romana.

    Tra i 25 pittori brillò Duilio Cambellotti (1876-1960). Fu uno dei primi designer d’arredamento, poi scenografo teatrale. Passò alla storia come il pittore del mondo contadino. La sua pittura investì temi d’origine rurale. Segno distintivo: una spiga di grano presente già nei suoi mobili, prima che nelle opere.

    Giulio Aristide Sartorio (1860-1932) è un altro artista poliedrico che eseguì affreschi, mosaici e quadri. Abbracciò inizialmente il verismo pittorico. Ambientò nella campagna romana il suo Malaria, esposto alla Biennale di Venezia del 1882. Del 1914 è L’aratura di novembre o Buoi all’aratro. Spaziò nel liberty e nelle tematiche mitologiche, sino ad arrivare al simbolismo. Si ricorda, infine Giordano Bruno Ferrari (1887-1944), figlio del Gran Maestro Ettore.

    Allegre scampagnate ma anche impegno politico nella Resistenza

    Le riunioni dei “25” furono animate dal poeta Cesare Pascarella, che fu anche pittore. Ne riprodusse le atmosfere nel sonetto Er fattaccio: «Erimo venticinque in compagnia/De li soni. Fu un pranzo prelibato./Dopo pranzo fu fatta un’allegria/Tutti a panza per aria immezzo ar prato/A l’aria aperta, e dopo avè ballato,/Ritornassimo in giù all’avemaria».

    I ‘XXV della campagna romana’ furono sciolti dal fascismo il 12 novembre 1930. Troppo forte era ancora la matrice massonica derivante dall’Associazione degli acquarellisti, di cui erano una filiazione. Durante la guerra, Giordano Bruno Ferrari organizzò nel proprio studio in via Margutta un centro antifascista. Raccoglieva informazioni riservate, per passarle clandestinamente agli Alleati. Il 13 marzo 1944 fu arrestato dai Tedeschi e torturato. Poiché non rivelò nulla, fu condannato a morte e fucilato il 24 maggio a Forte Bravetta.

    no responses
  • 23/04/21 Media

    Ponte Lupo – Passione Camminare

    Link completo

    Questo colossale acquedotto si trova immerso in una località della campagna romana, tra Poli e San Vittorino. Non è visitabile come monumento, dal momento che il sito si trova sulla proprietà del famoso “principe” Urbano Barberini. Il luogo in cui si trova si chiama San Giovanni in campo Orazio, perché le cronache leggendarie ci raccontano che qui sia avvenuto lo scontro mortale degli Orazi e Curiazi.

    QUANDO VENNE COSTRUITO – Il ponte fu costruito nel 144 a.C per portare l’acqua marcia a Roma, un’acqua molto pulita e fresca, “pescata” nelle limpide acque del fiume Aniene intorno a Marano Equo. L’opera era costituita da due alti archi in opera quadrata, poi inglobati in un muraglione augusteo in opus reticulatum e ulteriormente rinforzati sotto i Flavi e Adriano.

    PERIODO DI VISITA – Abbiamo visitato questo bellissimo monumento quest’anno, in inverno, grazie all’organizzazione delle visite dell’associazione “Ponte Lupo: il Gigante dell’acqua, insieme ad un gruppo di appassionati e soprattutto in compagnia di guide “speciali”, del “principe” Urbano, della moglie Viviana e dalla simpatica attrice Sabina Guzzanti. Poi metteremo in basso il link per contattarli e soprattutto per partecipare alle visite.

    NELLE ARTI – Ponte lupo è stato uno dei monumenti più ritratti nel passato, soprattutto durante gli ultimi anni dell’ottocento, in cui un grandissimo acquarellista, Ettore Roesler Franz ne fece uno stupendo acquerello dal titolo: Tivoli Ponte Lupo – Poli 1898.

    MENZIONI – Fu menzionato anche in una delle sue pubblicazioni, dal noto storico e archeologo italiano, Antonio Nibby, in “Analisi-storico-topografico-antiquaria de’ Dintorni di Roma”. Al parco Pincio di Roma, se vi capita di fare una passeggiata, si trova il suo busto in marmo.

    no responses
  • 23/03/21 Media

    Ettore Roesler Franz, dell’arte di insegnare l’Arte

    Ci sono storie celate che meriterebbero di essere scoperte o riscoperte perché in grado di trasformare una vicenda privata in un esempio collettivo. Da sempre il rapporto tra maestro e allievo ha suscitato riflessioni attente sul senso, intimo e pubblico, della trasmissione del sapere e al tempo stesso sulla vita. Una vita che, come si vedrà, anche spezzata ha avuto il tempo di dare i suoi frutti al pari di un albero giovane con radici forti nonostante la breve presenza nel giardino terreno.

    Una significativa fotografia, che risale al 1902, raffigura questo momento dell’insegnare con un approccio rassicurante e con un gesto affettuoso di un passaggio all’interno di un paesaggio, lo stesso che sarà poi dipinto su una tela capace di raccontare tutta l’emozione e le suggestioni di un felice apprendimento. Siamo a Tivoli a Villa d’Este mentre Ettore Roesler Franz, pittore affermato e apprezzato, sostiene il suo unico allievo Adolfo Scalpelli per avviarlo all’arte pittorica con una lezione sulle principali tecniche per realizzare un acquerello all’interno di un giardino meraviglioso dalle mille ispirazioni. Alla sera della sua vita questo maestro così speciale (la sua “Roma sparita” ‒ collezione unica di una Roma pittoresca ‒ è un insieme di mirabili capolavori di memorie dello scorrere del tempo) scriveva al giovanissimo Scalpelli impegnato nell’altra stupefacente villa tiburtina: «ho piacere che vai a lavorare a Villa Adriana. C’è tanto da lavorare in quella località che se ti riesce di interpretare il sentimento di quelle rovine meravigliose avrai di che dipingere per molti anni…». Riuscire a interpretare il sentimento di rovine meravigliose contiene tutta l’essenza di una affermazione che, per un giovane dalle concrete speranze, ebbe la connotazione di una strada maestra per raccogliere tutta la bellezza possibile nello spazio di una tela. Ma quella strada non sarà stata così facile e costituirà per l’allievo una continua sfida soprattutto per non deludere il maestro che, in tempi brevi, avrebbe lasciato il suo indelebile ricordo negli occhi grati e commossi anche perché la saggezza di Franz era contenuta in consigli come questo:

    «Per riuscire nella vita occorre saper pazientare, prendersi i fastidi, disfare e rifare, ricominciare e continuare senza che il moto della collera o lo slancio della immaginazione vengano ad arrestare o a sviare lo sforzo quotidiano»​.

    […] Continua su Treccani.it

    no responses
  • 19/01/21 Media

    Roma sparita: gli antichi mestieri

    Quando Mariagrazia Toscano ci ha inviato questo suo articolo sugli antichi mestieri romani, la prima cosa che ci è venuta in mente leggendolo, sono stati gli splendidi acquerelli del grande Ettore Roesler Franz.

    In particolare, ovviamente, i famosi acquerelli della bellissima raccolta Roma Sparita, realizzata tra il 1876 e il 1895 (molti dei quali conservati all’interno del Museo di Roma in Trastevere). Una raccolta non solo di vere e proprie opere d’arte, ma soprattutto di preziose testimonianze storiche, che raccontano in modo straordinario la Roma di fine ‘800.

    Per questo motivo, abbiamo deciso di accompagnare l’articolo di Mariagrazia con alcune delle evocative opere di Ettore Roesler Franz.
    Buona lettura e buona visione!

    no responses
1 2 3 4 5 6 7 8 26