Questo anno è stato istituito tra i premi intitolati alla memoria di Ettore Roesler Franz anche il premio poesia che sarà consegnato all’auditorium del Seraphicum domenica 13 novembre alle ore 18,00 nel corso di uno spettacolo di musica e poesie tradizionali romane in cui sarà presentato in anteprima un documentario su Ettore Roesler Franz e Roma Sparita.
Questo premio è nato insieme alla rivista bimestrale di cultura ” Voce Romana ” il cui direttore è Sandro Bari e il vice direttore Francesca di Castro.
Voce Romana pubblica in ogni suo numero anche una ventina di poesie selezionate. Tra quelle pubblicate questo anno è stato scelta la vincitrice intitolata ” Roma 2000″ di Lucio Melilli.
Questa è sicuramente una poesia che sarebbe stata molto apprezzata da mio prozio Ettore perché dipinge in maniera chiara e soprattutto molto diretta, la situazione di incuria e di mala gestione in cui è precipitata la nostra amata città ed è un dovere di tutti, come ci invita questa poesia, a fare qualcosa per evitare che questo baratro continui e che, come la Fenice possa rinascere dalle ceneri dov’è finita, una nuova Roma proiettata nel futuro.
“ Roma 2000 “
Affacciato ar bervedere
su la terrazza der Pincio,
ar tramonto de ‘na giornata
de primavera,
un omo,
forse l’urtimo romantico,
guardanno ‘sta città de ‘ncanto
je fa: “ Roma, più te fai vecchia
e più te vedo bella. “
“ Grazzie – j’arisponde Roma –
ma sarvame, Poveta,
perché sto pe morì:
pe mori…. si….
seporta dar cemento;
schiacciata da l’asfarto;
strangolata dar traffico;
asfissiata da lì gas;
assordata da lì rumori;
deturpata da la sovrappolazzione;
affogata da la monnezza;
impaurita da la delinquenza;
avvelenata da la droga.
E questo scrivelo, leggelo,
strillelo a squarciagola,
co’ tutt’ er fiato
che ciai’n petto….
e fallo sentì
ar mondo ‘ntero….
perché sinno’
moro davero.”
In merito all’immagine inserita nella targa premio non ho scelto né un quadro ne’ una fotografia di mio prozio Ettore Roesler Franz ma ho preferito far inserire una fotografia che ritrae l’hotel di Alemagna che possedeva la mia famiglia nel Settecento e Ottocento in via Condotti.
Il motivo di questa scelta è che questo hotel, era diventato così famoso in tutta Europa (tanto che vi hanno soggiornato i più importanti intellettuali, scrittori, musicisti basta solo ricordare Goethe, Stendhal, Winckelmann, Thacheray, membri della famiglia Bonaparte, Wagner) che Giuseppe Gioachino Belli gli ha dedicato un sonetto intitolato L’Immasciata buffa.
Per anni Belli visse in via della Croce dove lavorava al servizio del principe polacco Poniatowsky.